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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 97
 
originale
 
[97] Audistine uocabula, quae mihi Pontianus frater tuus tribuerat me parentem suum, me dominum, me magistrum cum saepe alias, tum in extremo te[m]pore uitae uocans, postquam * * * ; tuas quoque paris epistolas promerem, si uel exiguam moram tanti putarem. potius testamentum illud recens tui fratris quamquam inperfectum tamen proferri cuperem, in quo mei officiosissime et honestissime meminit. quod tamen testamentum Rufinus neque comparari neque perfici passus est pudore perditae hereditatis, quam [praemium] paucorum mensium, quibus socer Pontiani fuit, magno quidem pretio noctium computarat. praeterea nescio quos Chaldaeos consuluerat, quo lucro filiam collocaret, qui, ut audio, utinam illud non uere respondissent, primum eius maritum in paucis mensibus moriturum; cetera enim de hereditate, ut adsolent, ad consulentis uotum confinxerunt. uerum, ut dii uoluere, quasi caeca bestia in cassum hiauit. Pontianus enim filiam Rufini male compertam non modo heredem non reliquit, sed ne honesto quidem legato impertiuit, quippe qui ei ad ignominiam lintea adscribi ducentorum fere denariorum iusserit, ut intellegeretur iratus potius aestimasse eam quam oblitus praeterisse. scribsit autem heredes tam hoc testamento quam priore, quod lectum est, matrem cum fratre, cui, ut uides, admodum puero eandem illam filiae suae machinam Rufinus admouet ac mulierem aliquam multo natu maiorem, nuperrime uxorem fratris, misero puero obicit et obsternit.
 
traduzione
 
Hai sentito le parole con le quali Ponziano, tuo fratello, mi chiamava: suo padre, suo signore, suo maestro: tante volte fino all'estrema ora della sua vita. Dopo di che potrei anche produrre alcune tue lettere dello stesso tono, se le credessi degne del bench? minimo indugio. Piuttosto avrei tanta voglia di presentare il recente testamento di tuo fratello, sebbene incompiuto, dove egli mi ricord? coi termini pi? riguardosi e onorevoli. Ma quel testamento Rufino non permise che fosse redatto e compiuto, per la mortificazione della perduta eredit?, da lui valutata siccome compenso, veramente assai salato, per le notti di quei pochi mesi in cui la sua figliola fu moglie di Ponziano. Inoltre egli aveva consultato alcuni Caldei sui guadagni che gli sarebbero venuti collocando la figlia: e risposero (cos? non fosse stato vero!) che il suo primo marito in poco tempo sarebbe morto; gli altri responsi intorno all'eredit?, combinarono, com'? loro costume, secondo il desiderio del consulente. Ma, grazie al cielo, a guisa di cieca bestia, rimase a gola aperta inutilmente. Infatti Ponziano, conosciuta, per quel che valeva, la figlia di Rufino, non solo non la lasci? erede, ma le fece un legato infamante, un tessuto di lino di circa duecento denari, perch? si capisse ch'egli l'aveva rinnegata per disprezzo e non trascurata per dimenticanza. In questo testamento, come nel primo, di cui si ? data lettura, lasci? eredi la madre e il fratello, contro il quale, come vedi, ancora ragazzo, Rufino fa avanzare quella medesima catapulta della sua figliola, e mostra ed espone nel letto a questo povero giovincello una donna, di molto pi? anziana, che poco fa era sua cognata.
 

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